MONACI TIBETANI DEL MONASTERO DI SERA JEYA A SANO FESTIVAL
DA MAGGIO A OTTOBRE IN TOURNÉE IN ITALIA
Compassione e amore universale i messaggi che diffonderanno attraverso la creazione di suggestivi mandala di sabbia colorata e la celebrazione di Puja, le cerimonie rituali della tradizione buddhista.
Introduzione
Dai primi di maggio sono in Italia un gruppo di monaci tibetani dal monastero di Sera Jey, nel Sud dell’India. Saranno in tournée nel nostro Paese per diffondere un importante messaggio di compassione e amore universale. Lo faranno offrendosi per creare affascinanti “Mandala” di sabbia colorata, recitare preghiere e per celebrare “Puja” (cerimonie) rituali. Si propongono così di raccogliere fondi da destinarsi al mantenimento delle strutture di alloggio e preghiera del monastero e per il sostentamento quotidiano dei monaci. Il Ghe Pel Ling, Istituto Studi di Buddhismo Tibetano di Milano si propone di supportarli nella ricerca di opportunità per portare a termine questo importante compito, aiutandoli a trovare occasioni e persone interessate.
I monaci del Jadrel Khamtsen del Monastero di Sera Jey
Sera Jey è una delle più antiche e importanti università monastiche del Buddismo tibetano. Fondata nel 1419 a Lhasa, la capitale del Tibet, è stata parzialmente distrutta dai Cinesi che hanno invaso il Paese negli anni Cinquanta. È stata quindi ricostruita dai Tibetani in esilio nel Sud dell’India e oggi ospita più di tremila monaci impegnati a mantener viva la millenaria tradizione culturale e spirituale del Buddismo tibetano. All’interno del Monastero i monaci sono organizzati in gruppi (Khamtsen) secondo la loro zona di provenienza dal Tibet. I monaci in arrivò a maggio fanno parte del Jadrel Khamtsen, il gruppo di appartenenza della guida spirituale del Ghe Pel Ling, il Ven. Thamthog Rinpoche.
IL MANDALA
Il Mandala rappresenta una delle più alte espressioni spirituali, oltreché artistiche, della tradizione buddhista. È il risultato di un lungo e meticoloso lavoro, che può durare giorni, da parte di monaci specializzati e autorizzati nello svolgimento di tale pratica. La creazione del Mandala consiste nel realizzare un disegno di sofisticata bellezza, dalla valenza spirituale, seguendo linee precedentemente tracciate su una grande superficie geometrica, entro cui si inscrive una circonferenza. Letteralmente, infatti, in sanscrito, il termine Mandala sta a significare “cerchio”, che nella sua accezione religiosa va a indicare uno spazio, geometrico e sacro, entro cui è circoscritta una divinità con il suo relativo lignaggio di appartenenza. Si tratta di uno spazio all’interno del quale sono descritti i nessi sottili fra l’uomo e l’universo, vale a dire il collegamento fra l’uomo e il Buddha, che risiede al centro, pervadendo tutte le direzioni con la sua natura illuminata. La pratica di costruzione di un Mandala è generalmente eseguita da un gruppo di monaci attraverso l’uso di cannucce d’acciaio, che con millimetrica precisione versano su una superficie di base finissima sabbie colorate, cui si aggiungono talvolta polveri di erbe e fiori o frammenti di pietre colorate. Nell’antichità venivano utilizzate anche gemme e pietre preziose, come il lapislazzuli o il rubino. L’iconografia tradizionale del Mandala è articolata e complessa. Studiarla richiede una profonda applicazione e l’autorizzazione speciale da parte di un Maestro. Si tratta della proiezione su un piano bidimensionale di un palazzo a pianta quadrata, posto al centro dello schema, preceduto da una fitta sequenza di tracciati geometrici, attraverso i quali, gradualmente, si potrà avere accesso. Solo mediante tale percorso si raggiungerà il cuore del Mandala, protetto da una serie di porte e di mura che terranno lontano chi ancora non è stato iniziato nell’affrontare il percorso, e che invece verranno oltrepassate da chi è autorizzato ad addentrarsi in un diagramma progressivamente più segreto. I monaci lavorano alla composizione per più giorni di seguito e quando il mandala è completo, viene distrutto dai suoi stessi autori, per ricordare a noi tutti la natura transitoria della realtà e della nostra stessa vita. Un momento, quello della distruzione, molto emozionante e denso di significato. Le sabbie vengono poi disperse nel corso d’acqua più vicino. Si ritiene che il Mandala agisca anche come mezzo di purificazione e guarigione, e che assistere alla sua costruzione sia una fonte di benedizioni. Inoltre, i Mandala vengono creati anche allo scopo di portare pace e armonia nel luogo in cui vengono costruiti.
Nota tecnica
Il Mandala può essere realizzato in tre o più giorni. All’inizio si tiene la cerimonia di purificazione del luogo e alla fine la cerimonia di dissoluzione al termine della quale parte della sabbia colorata viene distribuita al pubblico che ha assistito ai lavori. La parte restante viene riversata in un corso d’acqua. Il Mandala si realizza su una base di legno quadrata di un metro quadro, che portano i monaci stessi. È necessario procurare loro un tavolo su cui la possano poggiare. Come da accordi vi chiediamo vitto e alloggio per i cinque monaci e i due accompagnatori. Inoltre, i monaci posizioneranno una cassetta per la raccolta di offerte e metteranno in vendita una selezione di oggetti dell’artigianato tradizionale tibetano (sono necessari due ulteriori tavoli di grande dimensione per consentire tale attività).
LA PUJA
Puja è una parola sanscrita che significa “offerta” ed è comunemente usata per indicare una cerimonia rituale nel corso della quale i monaci cantano preghiere ed eseguono rituali specifici per il tipo di preghiera offerta. Le preghiere sono rivolte a Buddha, bodhisattva e divinità. Il loro scopo principale è superare la negatività che può essere un ostacolo per ottenere la liberazione dalla sofferenza e promuovere il benessere spirituale, emotivo, mentale e fisico. Tali preghiere possono essere destinate, a titolo di esempio, alla benedizione della casa, al benessere personale o famigliare, alle anime di coloro che hanno lasciato questo mondo (compresi gli animali), al superamento di ostacoli karmici, alla purificazione dell’energia negativa di uno specifico ambiente, alla pace nel mondo, alla guarigione, all’ottenimento della sicurezza economica, alla crescita spirituale. Le preghiere vengono recitate attraverso il tradizionale canto armonico (ogni monaco canta un accordo completo di tre note). Le preghiere sono spesso accompagnate da gesti simbolici delle mani (mudra), e dal suono di cimbali, tamburi, corni e flauti. La Puja può essere eseguita in qualsiasi situazione perché solo raramente richiede condizioni specifiche di preparazione.
Descrizione delle attività dell’Istituto
Il Ghe Pel Ling è un Istituto Studi di Buddhismo Tibetano, socio fondatore dell’Unione Buddhista Italiana, che agisce nell’area metropolitana milanese dal 1978. Le attività dell’Istituto mirano soprattutto a promuovere lo studio e la pratica dell’insegnamento del Buddha attraverso l’educazione e la trasformazione della mente. L’insegnamento viene trasmesso sia nella forma tradizionale, sia tramite l’approccio diretto con l’esperienza del Maestro, secondo un metodo comparato e adattato alla realtà culturale dell’Occidente. In questi anni l’Istituto ha organizzato, a tal proposito, numerosi seminari, conferenze, dibattiti, ritiri di meditazione e cerimonie tipiche del Buddhismo Mahayana. La Guida spirituale è il Ven. Thamthog Rinpoche che dal 2009 è stato nominato da Sua Santità il Dalai Lama abate del Monastero di Namgyal (il monastero personale del Dalai Lama) a Dharamshala in India. Fra gli scopi dell’Istituto Ghe Pel Ling, in accordo alla motivazione altruista Mahayana, vi sono i progetti di solidarietà. L’Istituto ha realizzato nel corso degli anni numerosi e importanti progetti di solidarietà e sviluppo per il popolo tibetano, e contribuisce costantemente al loro mantenimento, agevolando lo studio di giovani monaci e sostenendo le attività dei monasteri in diverse parti dell’India.